domenica 17 novembre 2019

Non ci estingueremo


Nel Sacrario Austroungarico del Monte Grappa, teatro della Grande Guerra, vi è una formella bronzea con inciso: “5000 soldati sconosciuti”.
Questa scritta mi aveva inquietato non poco, di fronte a me avevo 5000 uomini di cui si era persa l’identità; una cosa abominevole, pensai.
Si fa un gran parlare, di monumenti da riattare, di navi da fermare, di persone da respingere, il tutto in un ottica separatista. L’Uomo ha da sempre combattuto guerre, figlie della Follia scriveva Erasmo da Rotterdam, ma le guerre portano solo dolore, dolore dell’Anima.
In Europa sono più di 70 anni che non conosciamo la guerra e il suo pesante fardello di iniquità, purtroppo in altre parti del mondo l’uomo continua a voler sopraffare l’uomo. La fame, come conseguenza della belligeranza, ci è sconosciuta e nella nostra piccola valle, ad un tempo teatro di scorrerie di svariati eserciti, non si stà poi così male. Passeggiando per Tirano ci si imbatte in un banchetto che offre “braschè” (caldarroste), una piccola offerta e il cartoccio è servito. Quattro castagne che scaldano le mani e rinfrancano il Cuore, destinazione Mato Grosso.
Persona alquanto schiva e solerte nel rigirare i piccoli frutti, il Botti.
Piegato su quelle padelle arroventate, le mani e il viso affumicati dalla gioia di compiere un’azione nobile, la cantilena che rieccheggia nella piazza.
Nonostante tutto, finchè ci saranno Persone come Lui, sono convinto che non ci estingueremo.

foto: Ivan Previsdomini


sabato 2 novembre 2019

Rispetto!

Il termine "politica" viene dal greco "polis", un'entità politica, sociale ed economica, ma anche e soprattutto etico-morale. Fu Platone il primo a teorizzarla come un organismo educativo collettivo  nei confronti del singolo, finalizzato al bene comune.
Recentemente c’è stata una riunione dei Sindaci del Terziere Superiore, per discutere del futuro dell’ospedale Morelli di Sondalo: Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.
Al di là di considerazioni personali sul merito degli studi fatti da Regione Lombardia, è evidente, e sotto gli occhi di tutti, che la volontà di mantenere il presidio ospedaliero è solo delle Genti che vivono la valle.
L’immobilismo, sarebbe più corretto usare il termine “lento disfattismo”, di Regione Lombardia porterà inesorabilmente alla chiusura del tanto declamato, a parole, Ospedale di Sondalo.
Il solco è tracciato e malgrado i proclami, più o meno sensati, di direttori, caporedattori e scribacchini vari,
al presidio, da tempo agonizzante, verrà staccata la spina.
Non hanno fretta, attendono con pazienza: fosse anche tra dieci anni, hanno stabilito il decesso.
Alla riunione dei Sindaci assenti Teglio e Aprica. Spostiamoci dalla figura del primo cittadino del passo orobico, che evidentemente è soddisfatto della pioggerella di euro a contentino per gli impianti sciistici ( prendete e tacete), e soffermiamoci sul sindaco dei pizzoccheri.
Ingiustificata ed ingiustificabile l’assenza del primo cittadino di Teglio, più volte richiamato anche dalla minoranza del Suo comune perchè inadempiente, non foss’altro che è il Presidente eletto della Provincia.
Presidente che brilla per assenza anche per le decisioni sulla frana incipiente di Santa Caterina, lasciata agonizzare anche dalla Regione e dal suo rappresentante valtellinese.
I pizzoccheri, quelli buoni, piacciono anche all’Assessore di Regione Lombardia ai piccoli comuni (etc. etc.), 
che di ritorno il venerdì sera dalla metropoli ne fa incetta, salvo poi trascurare gli impegni morali a cui è chiamato un “politico” degno dell’appellativo.
Qui i colori e le bandiere non c’entrano nulla, volere è potere. Il resto è demagogia.

giovedì 5 settembre 2019

Cipriano Valorsa (3)

Vorrei proporre ai lettori uno scritto che ho avuto modo di leggere recentemente. Si tratta delle opere di Cipriano Valorsa. Le pagine dove sono elencate dette opere si trovano in una pubblicazione della società storica valtellinese, a cura di Egidio Pedrotti: "La storia di Grosio nelle sue pergamene", una ristampa illustrata del 1958.  Lo scritto è notevole e dunque verrà suddiviso in 3 parti, per agevolarne la lettura".

Biografia a cura di Bruno Ciapponi Landi (https://www.brunociapponilandi.it/index.php?p=personecose_dettaglio&personacosa_id=109) Egidio Pedrotti. (Tirano 1878-1964). Ordinato sacerdote nel 1904 assunse la reggenza della cappellania di Roncaiola che gli permise di stare a Tirano vicino alla famiglia. Nel 1913 divenne parroco prevosto di Tovo S. Agata, dove rimase per tutta la vita. Fin da giovane nutrì profondo interesse per gli studi storici e alla sua formazione nel campo influì molto l'amicizia che nutrì per Pio Rajna, Antonio Giussani, Ulrico Martinelli, Enrico Besta e Giampiero Bognetti. Autore di varie opere di interesse storico (fra le più importanti figurano: "Gli xenodochi di S. Remigio e S. Perpetua”, "La storia di Grosio e le sue pergamene", "La storia d'Aprica", "I Venosta castellani di Bellaguarda", "Le fortificazioni di Tirano”) si impegnò nel dopoguerra nel rilancio della Società Storica Valtellinese con un’ampia campagna di divulgazione che procurò un ampio numero di associati e coinvolse molti maestri elementari e i sacerdoti. Fu ispettore onorario ai monumenti e per i suoi meriti fu nominato cavaliere della Repubblica e gli fu conferita la medaglia d’argento dei benemerito della cultura. In sua memoria la Società Storica, che presiedette dal 1953 al 1963, ha pubblicato la raccolta di studi storici intitolata “Volturena”.


(parte terza)

A Vione , nell'antica chiesa di S. Abbondio, nell'abside, si ammira uno splendido crocefisso, forse il migliore del Valorsa, con a destra la flagellazione ed a sinistra la Deposizione del Redentore. In alto un coro di angeli con gli strumenti della passione ed un bellissimo Eterno Padre. nell'arco, cominciando da destra, sono dipinti: S. Rocco, S. Antonio, S. Marta, S. Caterina, S. Elisabetta, S. Giovanni Battista, S. Stefano e S. Sebastiano.
Questo è uno dei lavori più ben riusciti e conservati del Valorsa, e sono pure suoi altri dipinti delle pareti ed una bella Madonna con Bambino, fra S. Abbondio e S. Antonio sulla facciata.
Di ignoto e più scadente autore il grande dipinto sopra l'areo dell'altare, che rappresenta uno strano giudizio universale.
 Un altro dipinto del Valorsa lo troviamo su una casa colonica fra Mazzo e Grosotto: una Madonna col Bambino, argomento tanto caro al pittore; ai piedi della Vergine un devoto.
È probabile sia del Valorsa la Deposizione, che si trova nella parrocchiale di Grosotto e che porta la data 1549.
La chiesa di S. Giorgio in Grosio: il portale quattrocentesco è sormontato da una lunetta, rappresentante la Pietà, del Valorsa, di ottima fattura. Il presbitero con volta a crociera, conserva ancora qualche avanzo di dipinti del Valorsa. Altri dipinti del Valorsa si trovano nella chiesa di S. Giorgio; sulla facciata un S. Giorgio a cavallo molto scolorito e nell'interno una Deposizione della Croce pure ad affresco, nelle figure della quale la tradizione vorrebbe vedere i ritratti del pittore Cipriano Valorsa e del figlio Angelo. Un grande affresco che rappresenta S. Gregorio Magno fra la Vergine col Bambino e S. Domenico si ammira sulla facciata della chiesa verso il Cimitero, di ottima fattura e che porta ancora le scalfitture delle schioppettate dei lanzichenecchi del 1630. Fermiamo ora la nostra attenzione sul dipinto che adorna la casa di Cipriano Valorsa in quella dimora dove egli nacque, lavorò e morì. Posta alle falde del monte Storile, si trova sulla strada che da Grosio conduce a Ravoledo ed in Valle Grosina, donde piovono tante ricchezze pastorizie. Sopra la porta di casa è un bellissimo dipinto: la Madonna un poco piegata sul figlio ignudo, grazioso e sorridente, mentre tiene in mano un libretto verde ed hanno al fianco un S. Giuseppe che li contempla. Sopra due bei angioletti sostengono una corona con fascia svolazzante colla dicitura "Regina coeli laetare alleluia". Segnata la data 1566, epoca della del massimo splendore di questa grande gloria di Grosio.
A Ravoledo, nella antica parrocchiale sulla lunetta della porta una Deposizione di Cristo fra Maria SS. e S. Maria Maddalena, mentre nel Coro abbiamo uno dei dipinti più perfetti del Valorsa in data 1560. È Gesù Cristo fra i suoi Apostoli, mentre consegna a Pietro le chiavi del Regno dei Cieli: sopra i quattro evangelisti e sotto l'Eterno Padre.
Sotto l'arco i medaglioni delle Sante predilette dal Pittore: S. Agata, S. Maria Maddalena, S. Caterina, S. Marta, S. Apollonia e S. Liberata. Sopra l'arco il Redentore circondato da Angeli che sostengono gli strumenti della passione. Nello zoccolo grigio su grigio si vedono dipinte, in sei altri medaglioni, la creazione del mondo, di Adamo, di Eva, la loro caduta, la cacciata dal paradiso e la morte di Abele.
A Sondalo, sul vecchio muro della sagrestia della parrocchiale, un Crocefisso con due angioletti bianco vestiti con il calice in atto di raccogliere le gocce di sangue che escono dalle ferite. Ai piedi della croce stanno Maria SS., Maria Cleofe, Maria Maddalena, S. Antonio, S. Bernardo e S. Giovanni Evangelista. Al basso si trovano gli stemmi delle famiglie Bassenini e Rastelli che, estinte nel 1600, lasciarono tutte le loro sostanze in beneficienza.
Altro dipinto fra le chiese di S. Agnese e S. Marta rappresenta il Crocifisso con Maria SS. , S. Clemente Papa, S. Giovanni Evangelista, con la data 1585. Anche nella chiesa di Sontiolo qualche dipinto del Valorsa. Sulla facciata della chiesa della Biorca un bellissimo dipinto della Vergine col Bambino ricorda quello molto simile di Stazzona. Anche a Frontale una imbalsamazione della salma di Gesù Cristo prima della sua sepoltura è degna di nota.
Nella chiesa di S. Antonio di Morignone, su un dosso distante una mezzora dal paese, ottimi dipinti di Cipriano Valorsa. Rappresentano il Crocifisso in mezzo ai dodici Apostoli, i quattro dottori della Chiesa latina S. Martino, S. Brizio, S. Bernardo e S. Antonio, nonchè sei angioli coi simboli della passione. Nell'arco le solite sante: S. Agnese, S. Barbara, S. Veronica, S. Caterina, S. Maria Maddalena, S. Marta, S. Lucia, S. Apollonia, S. Agata e S. Liberata. Non v'è traccia dell'anno ma la firma è sicura Ciprianus Grosiensis pinxit. Vi figurano anche S. Gervasio e Protasio, protettori di Bormio; più in su l'opera va scomparendo; sottentrano pittori locali.
L'immenso lavoro di Cipriano Valorsa non va attribuito certo solo a lui, ma anche ai suoi scolari, primo fra essi il figlio Giovan Angelo. nei conti del dipinto delle Pentecoste di Tovo ho trovato un aiutante, nel pittore Baldassarre di Tirano.
Da ciò si spiega il maggiore o minor pregio di molti dipinti assegnati a questo insigne maestro di Grosio.
Il Valorsa morì certamente nonegenario.
Ammesso che i lavori fatti nel 1536, li abbia fatti a 26 anni di età, un documento dell'archivio notarile di Sondrio, scoperto dal Giussani, lo dà ancora vivo nel 1602, ossia a 92 anni.
I discendenti di Cipriano Valorsa, tutti artisti, pittori, scultori, intagliatori, fabbri, si sono spenti nell'anno 1885, colla morte di Margherita Valorsa.
      Tovo S. Agata, 22 giugno 1944.  




bibliografia: Pedrotti Egidio, "La storia di Grosio nelle sue pergamene", Sondrio, Guido Bettini 1958

 

Cipriano Valorsa (2)

Vorrei proporre ai lettori uno scritto che ho avuto modo di leggere recentemente. Si tratta delle opere di Cipriano Valorsa. Le pagine dove sono elencate dette opere si trovano in una pubblicazione della società storica valtellinese, a cura di Egidio Pedrotti: "La storia di Grosio nelle sue pergamene", una ristampa illustrata del 1958.  Lo scritto è notevole e dunque verrà suddiviso in 3 parti, per agevolarne la lettura".

Biografia a cura di Bruno Ciapponi Landi (https://www.brunociapponilandi.it/index.php?p=personecose_dettaglio&personacosa_id=109) Egidio Pedrotti. (Tirano 1878-1964). Ordinato sacerdote nel 1904 assunse la reggenza della cappellania di Roncaiola che gli permise di stare a Tirano vicino alla famiglia. Nel 1913 divenne parroco prevosto di Tovo S. Agata, dove rimase per tutta la vita. Fin da giovane nutrì profondo interesse per gli studi storici e alla sua formazione nel campo influì molto l'amicizia che nutrì per Pio Rajna, Antonio Giussani, Ulrico Martinelli, Enrico Besta e Giampiero Bognetti. Autore di varie opere di interesse storico (fra le più importanti figurano: "Gli xenodochi di S. Remigio e S. Perpetua”, "La storia di Grosio e le sue pergamene", "La storia d'Aprica", "I Venosta castellani di Bellaguarda", "Le fortificazioni di Tirano”) si impegnò nel dopoguerra nel rilancio della Società Storica Valtellinese con un’ampia campagna di divulgazione che procurò un ampio numero di associati e coinvolse molti maestri elementari e i sacerdoti. Fu ispettore onorario ai monumenti e per i suoi meriti fu nominato cavaliere della Repubblica e gli fu conferita la medaglia d’argento dei benemerito della cultura. In sua memoria la Società Storica, che presiedette dal 1953 al 1963, ha pubblicato la raccolta di studi storici intitolata “Volturena”.


(parte seconda)

( siamo a Sondrio, ndr)
Altri lavori dello stesso pittore ricorda Giussani nella casa Stoppani in Via Scarpatetti, 2, dove il genio del Valorsa si addimostrò su due caminate; che se in via ordinaria predilesse argomenti sacri, addimostrò tanto qui quanto a Mazzo di trattare con eguale perizia anche argomenti profani.
Da ultimo la bellissima pala della chiesa di S. Rocco rappresenta la Madonna col Bambino e coro di Angeli tra S. Rocco e S. Sebastiano. Il lavoro porta la data 1594 e costò L. 715 imperiali. Nei registri ancora bene conservati, figura come aiuto del padre anche Angelo Valorsa, che però di sè non lasciò alcun nome. La figura contorta di S. Sebastiano, addimostra, ben osserva il Giussani, che il Valorsa cominciava a subire l'influsso del 1600.
A Chiuro, nell'atrio della chiesa parrocchiale, che forse un tempo fu ospedale, si ammiravano dipinti del Valorsa con la solita dicitura: Ciprianus Grosiensis pinxit 1591.
A Stazzona, sull'altare maggiore in Cornu Evangeli, si ricorda uno dei dipinti più pregiati del Valorsa, affresco là riportato da un'antica cappella detta del Faticado. Il lavoro fatto dallo Stefanoni con il metodo Zanchi riuscì benissimo. Sono cinque figure al naturale, cioè la Madonna in mezzo, che allatta il Bambino, con S. caterina, S. Rocco, S. Maria Maddalena e S. Sebastiano: l'occhio non si stanca dal rimirare quel dipinto meraviglioso.
Degno egualmente di nota la Vergine col Bambino su una porta laterale; la dolcezza dello sguardo incantevole e ammirevole la bellezza della faccia.
Nella chiesa della Bratta e in quella di Bianzone altri dipinti del Valorsa; molto suggestiva la pala d'altare dei Disciplini in Bianzone. Un bellissimo Cristo che porta la Croce fra S. Pietro martire e S. Rocco, in alto la Vergine col Bambino, mentre in basso si vedono confratelli e consorelle in mistica preghiera.
L'interno della navata del Santuario di Tirano fatto nel 1578 e l'esterno del campanile sono del Valorsa, dice il Giussani, e lo chiama geniale ideatore di innumerevoli figurazioni. Nella sagrestia fa bella mostra di sè una sua tela, ritrovata dai padri Serviti sul solaio della casa, ed abilmente restaurata dal pittore tiranese Prof. Luigi Bracchi. Rappresenta la Resurrezzione ed il battesimo di due bambini avvenuto il 25 marzo 1505. Interessante per la fedele riproduzione del costume dell'epoca e naturalezza della posa.
In Tirano nella casa dei Conti Torelli, due antine, adattate ad una bella ancona, rappresentano all'esterno una Annunciazione ed all'interno S. Agata e S. Marcellino. Provengono certamente da Tovo e portano il nome dei due canepari di quell'anno 1600. Fu l'ultimo lavoro del Valorsa, del quale si ricorda la data (1).
Il sacerdote Nicola Zaccaria, prevosto di Sondalo (2), in un suo opuscolo così descrive l'abside affrescato dal Valorsa nella chiesa di S. Ippolito e Cassiano di Tovo.
A Tovo, fra le ombrose selve che trovansi alle falde della fertilissima montagna di Mazzo, a poca distanza del paese all'altezza di trenta metri sul livello dell'Adda, sorge un oratorio eretto nel 1400 e dedicato a S. Ippolito e S. Cassiano, ma ordinariamente detto di S. Marco, perchè qui sogliono convenire sino dai remoti  tempi le processioni delle vicine parrocchie.
Davanti la mensa dell'unico altare, il dipinto del Cristo morto, mentre sopra la mensa si vede la discesa dello Spirito Santo su Maria SS. e gli Apostoli. Sopra gli emblemi dei quattro evangelisti e sotto le volte cinque bei angioletti con strumenti musicali. Nell'arco i due santi protettori e più su quattro profeti, mentre nel centro dell'arco un angioletto sostiene un cartello con l'anno 1560. Sopra l'ancona la Annunciazione dell'Angelo e Maria Vergine e su un finestrino la dicitura: Ciprianus Grosiensis pinxit.
A Vervio, nella parrocchiale, è degna di nota una ancona del coro. Vi predomina talmente lo stile del valorsa che non temo di assegnargliela.
Rappresenta la Vergine col Bambino, fra S. Ilario e S. Rocco: in alto l'Etrno Padre; in basso, in quattro medagliette, i quattro evangelisti.
A Mazzo il nome del Valorsa è ben ricordato. Nella sagrestia della parrocchiale e i quattro evangelisti sulla volta, mentre di fianco un immensa Crocefissione, ci ricorda uno dei lavori più vasti del genio Valorsiano. Fra le molte figure si ravvisa il profilo dell'artista.
Nella cinquecentesca casa della famiglia Lavizzari, un grandioso salone con maestosa caminata, di proprietà dell'arcipretura, porta in alto come fregio, una fascia cogli stemmi delle principali famiglie valtellinesi.
Lo stile è valorsiano e la data lo conferma confrontandolo col millesimo del soffitto a cassettoni, che porta l'anno 1566.
Nella stessa via a sinistra la facciata tutta dipinta della casa patronale Quadrio, con soggetti storici e mitologici in chiaro scuro, che ricorda il genio profano del Valorsa, non inferiore a quello sacro. In alto una fascia con angioletti veduti a Tovo ed in mezzo lo stemma gentilizio della famiglia.
Nella contrada Pedenale, sopra un portale di nobile famiglia, un Cristo che porta la croce, con angioletti: dipinto rovinato da un pittore maldestro.



(1) ANTONIO GIUSSANI , Rivista archeologica comense, 1926, pag. 34.
(2) Sac. N. ZACCARIA, Opuscolo archologico, Tip. Moro, 1877, Sondrio

bibliografia: Pedrotti Egidio, "La storia di Grosio nelle sue pergamene", Sondrio, Guido Bettini 1958

 

Cipriano Valorsa (1)



Vorrei proporre ai lettori uno scritto che ho avuto modo di leggere recentemente. Si tratta delle opere di Cipriano Valorsa. Le pagine dove sono elencate dette opere si trovano in una pubblicazione della società storica valtellinese, a cura di Egidio Pedrotti: "La storia di Grosio nelle sue pergamene", una ristampa illustrata del 1958.  Lo scritto è notevole e dunque verrà suddiviso in 3 parti, per agevolarne la lettura".

Biografia a cura di Bruno Ciapponi Landi (https://www.brunociapponilandi.it/index.php?p=personecose_dettaglio&personacosa_id=109) Egidio Pedrotti. (Tirano 1878-1964). Ordinato sacerdote nel 1904 assunse la reggenza della cappellania di Roncaiola che gli permise di stare a Tirano vicino alla famiglia. Nel 1913 divenne parroco prevosto di Tovo S. Agata, dove rimase per tutta la vita. Fin da giovane nutrì profondo interesse per gli studi storici e alla sua formazione nel campo influì molto l'amicizia che nutrì per Pio Rajna, Antonio Giussani, Ulrico Martinelli, Enrico Besta e Giampiero Bognetti. Autore di varie opere di interesse storico (fra le più importanti figurano: "Gli xenodochi di S. Remigio e S. Perpetua”, "La storia di Grosio e le sue pergamene", "La storia d'Aprica", "I Venosta castellani di Bellaguarda", "Le fortificazioni di Tirano”) si impegnò nel dopoguerra nel rilancio della Società Storica Valtellinese con un’ampia campagna di divulgazione che procurò un ampio numero di associati e coinvolse molti maestri elementari e i sacerdoti. Fu ispettore onorario ai monumenti e per i suoi meriti fu nominato cavaliere della Repubblica e gli fu conferita la medaglia d’argento dei benemerito della cultura. In sua memoria la Società Storica, che presiedette dal 1953 al 1963, ha pubblicato la raccolta di studi storici intitolata “Volturena”.


(parte prima)



Antonio Giussani, giustamente lasciò scritto che basterebbe il nome del pittore Cipriano Valorsa per rendere illustre la borgata di Grosio.
Ben otto pergamene lo ricordano o come testimonio o come Decano di Grosio, segno della stima che godeva presso i propri compatrioti.
Le pergamene n.470 e n.472 lo presentano Decano o Console di Grosio nel 1572. E ritorna in questa carica negli anni 1576 e 1578 colle pergamene n.524 e n. 527. Nelle seguenti sono pure  ricordati i suoi due figli: Giovanni Angelo, pittore come il padre, al n. 572, ed Orazio, notaio, che convalida due documenti colla sua firma, il n. 506 e n. 582.
Cipriano Valorsa fu l'artista principe del nostro cinquecento valtellinese.
Accenno ai suoi dipinti principali ed escludo quelli ormai consunti dalla noncuranza o dalle intemperie. Seguirò le tracce dei suoi tre grandi ammiratori: D. Santo Monti, Antonio Giussani, D. Nicola Zaccaria.
Don Santo Monti, che a Como per molti anni rivestì la carica di Presidente della Società Storica Comense, parlando del Valorsa, così si esprime: se non profondità di sentimento, mostra una singolare gaiezza e venustà di forme, nelle sue fresche e sorridenti figure, da farlo ritenere il primo dei pittori valtellinesi e da meritarsi dal profondo critico di arte, senatore Giovanni Morelli, il titolo di Raffaello valtellinese.
Cominciamo dalla bassa Valtellina:
A Pedesina, nella casa del Parroco, una soave Madonna con Bambino, colla data 1542.
Nella chiesa dell'Assunta in Morbegno una grande tavola divisa in cinque spazi coll'Assunta, S. Maria Maddalena, S. Caterina, S. Margherita e S. Marta.
Nella chiesa di S. Antonio una Pietà con due Santi domenicani ed una Natività con S. Giuseppe e S. Sebastiano, quest'ultima colla data 1576.
Sui monti di Traona una grandiosa ancona nella chiesetta di S. Caterina di grandi dimensioni. Dei cinque scomparti non ne rimangono che due, una Trinità ed un S. Giovanni Battista, molto danneggiati, ma spiranti la classica grazia del cinquecento.
Nel paesello di Buglio, sopra Ardenno, oltre a tre vetri dipinti dal Valorsa in un altare laterale, un bel trittico dello stesso, rappresentante S. Maria Maddalena fra S. Sebastiano e S. Rocco. È uno dei dipinti migliori e desta nel riguardante un senso di tranquillità intima e pura che eleva lo spirito oltre le miserie umane.
Due dipinti murali e quattro tempere nella vecchia parrocchiale di Talamona. Il primo rappresenta la Madonna fra S. Rocco , S. Sebastiano, S. Antonio ed un Santo domenicano; il secondo un Madonna fra S. Pietro martire e S. Marta, mentre le quattro tempere rappresentano episodi di S. Giovanni Evangelista. Sono dei primi, ma non dei migliori lavori del Valorsa, essendo di gusto un poco quattrocentesco.
Nella chiesetta figliale di S. Agostino in Agneda d'Ambria si può ammirare uno dei lavori più perfetti del pittore. Sull'altare una Madonna fra vaghi angioletti ed in alto un Eterno Padre. Porta la data 1597 ed è uno degli ultimi lavori dell'artista.
Nella casa Orsatti di Sondrio, il defunto archeologo Cav. Antonio Maffei, scoperse un bel lavoro del Valorsa colla data 1536. Arrivato a questo punto è bene ricordare quanto scrisse il Giussani sull'opera del Valorsa nella città di Sondrio in base a proprie indagini (2).
Parlando del quadro, accennato sopra da Don Santo Monti, il Giussani notò come quel quadro fu scoperto in un sottotetto della casa Orsatti. Rappresenta la Vergine in trono fra S. Maria Maddalena e S. Francesco d'Assisi e porta la data del 13 giugno 1536. La famiglia Orsatti gentilmente offri il bellissimo quadro al Comune di Sondrio, che accettando la donazione ne fece un degno ornamento alla nuova aula consigliare, che in quel tempo si stava ultimando.
Colla stessa data 1536 il Giussani ricorda la famosa Via Crucis dipinta dal Valorsa nel convento delle Suore Benedettine di S. Lorenzo, che come tale durò fino al 1805, quando venne soppresso da Napoleone I. Dopo varie vicende nel 1888 fu acquistato dalle Suore di S. Croce in Menzingen, che ne ricavarono un ottimo convitto femminile. L'affresco grandioso del Valorsa 4,50 x 2,50 fu sgraziatamente guastato dal tempo e  dalle sovrapposte volte. Raffigurava una scena della Via Crucis, in cui purtroppo la figura di Gesù Cristo è smunta e deturpata; quella di Maria SS., delle Pie Donne e di S. Giovanni si trovano invece in istato di perfetta conservazione. Per disegno, composizione e colorito è uno dei migliori del Valorsa.

(1) DI SANTO MONTI, Storia ed arte nella Diocesi di Como, pag. 334
(2) ANTONIO GIUSSANI, Rivista archeologica comense, 1919, pag. 96



bibliografia: Pedrotti Egidio, "La storia di Grosio nelle sue pergamene", Sondrio, Guido Bettini, 1958
 






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