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Vita
sabato 30 novembre 2019
domenica 17 novembre 2019
Non ci estingueremo
Nel
Sacrario Austroungarico del Monte Grappa, teatro della Grande Guerra, vi è una
formella bronzea con inciso: “5000 soldati sconosciuti”.
Questa
scritta mi aveva inquietato non poco, di fronte a me avevo 5000 uomini di cui
si era persa l’identità; una cosa abominevole, pensai.
Si fa
un gran parlare, di monumenti da riattare, di navi da fermare, di persone da
respingere, il tutto in un ottica separatista. L’Uomo ha da sempre combattuto
guerre, figlie della Follia scriveva Erasmo da Rotterdam, ma le guerre portano
solo dolore, dolore dell’Anima.
In
Europa sono più di 70 anni che non conosciamo la guerra e il suo pesante
fardello di iniquità, purtroppo in altre parti del mondo l’uomo continua a
voler sopraffare l’uomo. La fame, come conseguenza della belligeranza, ci è
sconosciuta e nella nostra piccola valle, ad un tempo teatro di scorrerie di
svariati eserciti, non si stà poi così male. Passeggiando per Tirano ci si
imbatte in un banchetto che offre “braschè” (caldarroste), una piccola offerta
e il cartoccio è servito. Quattro castagne che scaldano le mani e rinfrancano
il Cuore, destinazione Mato Grosso.
Persona
alquanto schiva e solerte nel rigirare i piccoli frutti, il Botti.
Piegato
su quelle padelle arroventate, le mani e il viso affumicati dalla gioia di
compiere un’azione nobile, la cantilena che rieccheggia nella piazza.
Nonostante
tutto, finchè ci saranno Persone come Lui, sono convinto che non ci
estingueremo.
![]() |
foto: Ivan Previsdomini |
sabato 2 novembre 2019
Rispetto!
Il termine "politica" viene dal greco "polis", un'entità politica, sociale ed economica, ma anche e soprattutto etico-morale. Fu Platone il primo a teorizzarla come un organismo educativo collettivo nei confronti del singolo, finalizzato al bene comune.
Recentemente c’è stata una riunione dei Sindaci del Terziere Superiore, per discutere del futuro dell’ospedale Morelli di Sondalo: Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.
Al di là di considerazioni personali sul merito degli studi fatti da Regione Lombardia, è evidente, e sotto gli occhi di tutti, che la volontà di mantenere il presidio ospedaliero è solo delle Genti che vivono la valle.
L’immobilismo, sarebbe più corretto usare il termine “lento disfattismo”, di Regione Lombardia porterà inesorabilmente alla chiusura del tanto declamato, a parole, Ospedale di Sondalo.
Il solco è tracciato e malgrado i proclami, più o meno sensati, di direttori, caporedattori e scribacchini vari,
al presidio, da tempo agonizzante, verrà staccata la spina.
Non hanno fretta, attendono con pazienza: fosse anche tra dieci anni, hanno stabilito il decesso.
Alla riunione dei Sindaci assenti Teglio e Aprica. Spostiamoci dalla figura del primo cittadino del passo orobico, che evidentemente è soddisfatto della pioggerella di euro a contentino per gli impianti sciistici ( prendete e tacete), e soffermiamoci sul sindaco dei pizzoccheri.
Ingiustificata ed ingiustificabile l’assenza del primo cittadino di Teglio, più volte richiamato anche dalla minoranza del Suo comune perchè inadempiente, non foss’altro che è il Presidente eletto della Provincia.
Presidente che brilla per assenza anche per le decisioni sulla frana incipiente di Santa Caterina, lasciata agonizzare anche dalla Regione e dal suo rappresentante valtellinese.
I pizzoccheri, quelli buoni, piacciono anche all’Assessore di Regione Lombardia ai piccoli comuni (etc. etc.),
che di ritorno il venerdì sera dalla metropoli ne fa incetta, salvo poi trascurare gli impegni morali a cui è chiamato un “politico” degno dell’appellativo.
Qui i colori e le bandiere non c’entrano nulla, volere è potere. Il resto è demagogia.
giovedì 5 settembre 2019
Cipriano Valorsa (3)
Vorrei proporre ai lettori uno
scritto che ho avuto modo di leggere recentemente. Si tratta delle opere di
Cipriano Valorsa. Le pagine dove sono elencate dette opere si trovano in una
pubblicazione della società storica valtellinese, a cura di Egidio Pedrotti: "La
storia di Grosio nelle sue pergamene", una ristampa illustrata del 1958. Lo scritto è notevole e dunque verrà suddiviso in 3
parti, per agevolarne la lettura".
Biografia a cura di Bruno Ciapponi Landi (https://www.brunociapponilandi.it/index.php?p=personecose_dettaglio&personacosa_id=109) Egidio Pedrotti. (Tirano 1878-1964). Ordinato sacerdote nel 1904 assunse la reggenza della cappellania di Roncaiola che gli permise di stare a Tirano vicino alla famiglia. Nel 1913 divenne parroco prevosto di Tovo S. Agata, dove rimase per tutta la vita. Fin da giovane nutrì profondo interesse per gli studi storici e alla sua formazione nel campo influì molto l'amicizia che nutrì per Pio Rajna, Antonio Giussani, Ulrico Martinelli, Enrico Besta e Giampiero Bognetti. Autore di varie opere di interesse storico (fra le più importanti figurano: "Gli xenodochi di S. Remigio e S. Perpetua”, "La storia di Grosio e le sue pergamene", "La storia d'Aprica", "I Venosta castellani di Bellaguarda", "Le fortificazioni di Tirano”) si impegnò nel dopoguerra nel rilancio della Società Storica Valtellinese con un’ampia campagna di divulgazione che procurò un ampio numero di associati e coinvolse molti maestri elementari e i sacerdoti. Fu ispettore onorario ai monumenti e per i suoi meriti fu nominato cavaliere della Repubblica e gli fu conferita la medaglia d’argento dei benemerito della cultura. In sua memoria la Società Storica, che presiedette dal 1953 al 1963, ha pubblicato la raccolta di studi storici intitolata “Volturena”.
(parte terza)
A Vione , nell'antica chiesa di S. Abbondio,
nell'abside, si ammira uno splendido crocefisso, forse il migliore del Valorsa,
con a destra la flagellazione ed a sinistra la Deposizione del Redentore. In
alto un coro di angeli con gli strumenti della passione ed un bellissimo Eterno
Padre. nell'arco, cominciando da destra, sono dipinti: S. Rocco, S. Antonio, S.
Marta, S. Caterina, S. Elisabetta, S. Giovanni Battista, S. Stefano e S.
Sebastiano.
Questo è uno dei lavori più ben riusciti e conservati
del Valorsa, e sono pure suoi altri dipinti delle pareti ed una bella Madonna
con Bambino, fra S. Abbondio e S. Antonio sulla facciata.
Di ignoto e più scadente autore il grande dipinto
sopra l'areo dell'altare, che rappresenta uno strano giudizio universale.
Un altro dipinto
del Valorsa lo troviamo su una casa colonica fra Mazzo e Grosotto: una Madonna
col Bambino, argomento tanto caro al pittore; ai piedi della Vergine un devoto.
È probabile sia del Valorsa la Deposizione, che si
trova nella parrocchiale di Grosotto e che porta la data 1549.
La chiesa di S. Giorgio in Grosio: il portale
quattrocentesco è sormontato da una lunetta, rappresentante la Pietà, del
Valorsa, di ottima fattura. Il presbitero con volta a crociera, conserva ancora
qualche avanzo di dipinti del Valorsa. Altri dipinti del Valorsa si trovano
nella chiesa di S. Giorgio; sulla facciata un S. Giorgio a cavallo molto
scolorito e nell'interno una Deposizione della Croce pure ad affresco, nelle
figure della quale la tradizione vorrebbe vedere i ritratti del pittore
Cipriano Valorsa e del figlio Angelo. Un grande affresco che rappresenta S.
Gregorio Magno fra la Vergine col Bambino e S. Domenico si ammira sulla
facciata della chiesa verso il Cimitero, di ottima fattura e che porta ancora
le scalfitture delle schioppettate dei lanzichenecchi del 1630. Fermiamo ora la
nostra attenzione sul dipinto che adorna la casa di Cipriano Valorsa in quella
dimora dove egli nacque, lavorò e morì. Posta alle falde del monte Storile, si
trova sulla strada che da Grosio conduce a Ravoledo ed in Valle Grosina, donde
piovono tante ricchezze pastorizie. Sopra la porta di casa è un bellissimo
dipinto: la Madonna un poco piegata sul figlio ignudo, grazioso e sorridente,
mentre tiene in mano un libretto verde ed hanno al fianco un S. Giuseppe che li
contempla. Sopra due bei angioletti sostengono una corona con fascia
svolazzante colla dicitura "Regina coeli laetare alleluia". Segnata
la data 1566, epoca della del massimo splendore di questa grande gloria di
Grosio.
A Ravoledo, nella antica parrocchiale sulla lunetta
della porta una Deposizione di Cristo fra Maria SS. e S. Maria Maddalena,
mentre nel Coro abbiamo uno dei dipinti più perfetti del Valorsa in data 1560.
È Gesù Cristo fra i suoi Apostoli, mentre consegna a Pietro le chiavi del Regno
dei Cieli: sopra i quattro evangelisti e sotto l'Eterno Padre.
Sotto l'arco i medaglioni delle Sante predilette dal
Pittore: S. Agata, S. Maria Maddalena, S. Caterina, S. Marta, S. Apollonia e S.
Liberata. Sopra l'arco il Redentore circondato da Angeli che sostengono gli
strumenti della passione. Nello zoccolo grigio su grigio si vedono dipinte, in
sei altri medaglioni, la creazione del mondo, di Adamo, di Eva, la loro caduta,
la cacciata dal paradiso e la morte di Abele.
A Sondalo, sul vecchio muro della sagrestia della
parrocchiale, un Crocefisso con due angioletti bianco vestiti con il calice in
atto di raccogliere le gocce di sangue che escono dalle ferite. Ai piedi della
croce stanno Maria SS., Maria Cleofe, Maria Maddalena, S. Antonio, S. Bernardo
e S. Giovanni Evangelista. Al basso si trovano gli stemmi delle famiglie
Bassenini e Rastelli che, estinte nel 1600, lasciarono tutte le loro sostanze
in beneficienza.
Altro dipinto fra le chiese di S. Agnese e S. Marta rappresenta
il Crocifisso con Maria SS. , S. Clemente Papa, S. Giovanni Evangelista, con la
data 1585. Anche nella chiesa di Sontiolo qualche dipinto del Valorsa. Sulla
facciata della chiesa della Biorca un bellissimo dipinto della Vergine col
Bambino ricorda quello molto simile di Stazzona. Anche a Frontale una
imbalsamazione della salma di Gesù Cristo prima della sua sepoltura è degna di
nota.
Nella chiesa di S. Antonio di Morignone, su un dosso
distante una mezzora dal paese, ottimi dipinti di Cipriano Valorsa.
Rappresentano il Crocifisso in mezzo ai dodici Apostoli, i quattro dottori
della Chiesa latina S. Martino, S. Brizio, S. Bernardo e S. Antonio, nonchè sei
angioli coi simboli della passione. Nell'arco le solite sante: S. Agnese, S.
Barbara, S. Veronica, S. Caterina, S. Maria Maddalena, S. Marta, S. Lucia, S.
Apollonia, S. Agata e S. Liberata. Non v'è traccia dell'anno ma la firma è
sicura Ciprianus Grosiensis pinxit. Vi figurano anche S. Gervasio e Protasio,
protettori di Bormio; più in su l'opera va scomparendo; sottentrano pittori
locali.
L'immenso lavoro di Cipriano Valorsa non va attribuito
certo solo a lui, ma anche ai suoi scolari, primo fra essi il figlio Giovan
Angelo. nei conti del dipinto delle Pentecoste di Tovo ho trovato un aiutante,
nel pittore Baldassarre di Tirano.
Da ciò si spiega il maggiore o minor pregio di molti
dipinti assegnati a questo insigne maestro di Grosio.
Il Valorsa morì certamente nonegenario.
Ammesso che i lavori fatti nel 1536, li abbia fatti a
26 anni di età, un documento dell'archivio notarile di Sondrio, scoperto dal
Giussani, lo dà ancora vivo nel 1602, ossia a 92 anni.
I discendenti di Cipriano Valorsa, tutti artisti,
pittori, scultori, intagliatori, fabbri, si sono spenti nell'anno 1885, colla
morte di Margherita Valorsa.
Tovo S.
Agata, 22 giugno 1944.
bibliografia:
Pedrotti Egidio, "La storia di Grosio nelle sue
pergamene", Sondrio, Guido Bettini 1958
Cipriano Valorsa (2)
Vorrei proporre ai lettori uno
scritto che ho avuto modo di leggere recentemente. Si tratta delle opere di
Cipriano Valorsa. Le pagine dove sono elencate dette opere si trovano in una
pubblicazione della società storica valtellinese, a cura di Egidio Pedrotti: "La
storia di Grosio nelle sue pergamene", una ristampa illustrata del 1958. Lo scritto è notevole e dunque verrà suddiviso in 3
parti, per agevolarne la lettura".
Biografia a cura di Bruno Ciapponi
Landi (https://www.brunociapponilandi.it/index.php?p=personecose_dettaglio&personacosa_id=109)
Egidio Pedrotti. (Tirano 1878-1964). Ordinato sacerdote nel 1904 assunse la
reggenza della cappellania di Roncaiola che gli permise di stare a Tirano
vicino alla famiglia. Nel 1913 divenne parroco prevosto di Tovo S. Agata, dove
rimase per tutta la vita. Fin da giovane nutrì profondo interesse per gli studi
storici e alla sua formazione nel campo influì molto l'amicizia che nutrì per
Pio Rajna, Antonio Giussani, Ulrico Martinelli, Enrico Besta e Giampiero
Bognetti. Autore di varie opere di interesse storico (fra le più importanti
figurano: "Gli xenodochi di S. Remigio e S. Perpetua”, "La storia di
Grosio e le sue pergamene", "La storia d'Aprica", "I
Venosta castellani di Bellaguarda", "Le fortificazioni di Tirano”) si
impegnò nel dopoguerra nel rilancio della Società Storica Valtellinese con
un’ampia campagna di divulgazione che procurò un ampio numero di associati e
coinvolse molti maestri elementari e i sacerdoti. Fu ispettore onorario ai
monumenti e per i suoi meriti fu nominato cavaliere della Repubblica e gli fu
conferita la medaglia d’argento dei benemerito della cultura. In sua memoria la
Società Storica, che presiedette dal 1953 al 1963, ha pubblicato la raccolta di
studi storici intitolata “Volturena”.
(parte
seconda)
( siamo a Sondrio, ndr)
Altri lavori
dello stesso pittore ricorda Giussani nella casa Stoppani in Via Scarpatetti,
2, dove il genio del Valorsa si addimostrò su due caminate; che se in via
ordinaria predilesse argomenti sacri, addimostrò tanto qui quanto a Mazzo di
trattare con eguale perizia anche argomenti profani.
Da ultimo la
bellissima pala della chiesa di S. Rocco rappresenta la Madonna col Bambino e
coro di Angeli tra S. Rocco e S. Sebastiano. Il lavoro porta la data 1594 e
costò L. 715 imperiali. Nei registri ancora bene conservati, figura come aiuto
del padre anche Angelo Valorsa, che però di sè non lasciò alcun nome. La figura
contorta di S. Sebastiano, addimostra, ben osserva il Giussani, che il Valorsa
cominciava a subire l'influsso del 1600.
A Chiuro,
nell'atrio della chiesa parrocchiale, che forse un tempo fu ospedale, si
ammiravano dipinti del Valorsa con la solita dicitura: Ciprianus Grosiensis
pinxit 1591.
A Stazzona,
sull'altare maggiore in Cornu Evangeli, si ricorda uno dei dipinti più pregiati
del Valorsa, affresco là riportato da un'antica cappella detta del Faticado. Il
lavoro fatto dallo Stefanoni con il metodo Zanchi riuscì benissimo. Sono cinque
figure al naturale, cioè la Madonna in mezzo, che allatta il Bambino, con S.
caterina, S. Rocco, S. Maria Maddalena e S. Sebastiano: l'occhio non si stanca
dal rimirare quel dipinto meraviglioso.
Degno
egualmente di nota la Vergine col Bambino su una porta laterale; la dolcezza
dello sguardo incantevole e ammirevole la bellezza della faccia.
Nella chiesa
della Bratta e in quella di Bianzone altri dipinti del Valorsa; molto
suggestiva la pala d'altare dei Disciplini in Bianzone. Un bellissimo Cristo
che porta la Croce fra S. Pietro martire e S. Rocco, in alto la Vergine col
Bambino, mentre in basso si vedono confratelli e consorelle in mistica
preghiera.
L'interno
della navata del Santuario di Tirano fatto nel 1578 e l'esterno del campanile
sono del Valorsa, dice il Giussani, e lo chiama geniale ideatore di
innumerevoli figurazioni. Nella sagrestia fa bella mostra di sè una sua tela,
ritrovata dai padri Serviti sul solaio della casa, ed abilmente restaurata dal
pittore tiranese Prof. Luigi Bracchi. Rappresenta la Resurrezzione ed il
battesimo di due bambini avvenuto il 25 marzo 1505. Interessante per la fedele
riproduzione del costume dell'epoca e naturalezza della posa.
In Tirano
nella casa dei Conti Torelli, due antine, adattate ad una bella ancona,
rappresentano all'esterno una Annunciazione ed all'interno S. Agata e S.
Marcellino. Provengono certamente da Tovo e portano il nome dei due canepari di
quell'anno 1600. Fu l'ultimo lavoro del Valorsa, del quale si ricorda la data
(1).
Il sacerdote
Nicola Zaccaria, prevosto di Sondalo (2), in un suo opuscolo così descrive
l'abside affrescato dal Valorsa nella chiesa di S. Ippolito e Cassiano di Tovo.
A Tovo, fra
le ombrose selve che trovansi alle falde della fertilissima montagna di Mazzo,
a poca distanza del paese all'altezza di trenta metri sul livello dell'Adda,
sorge un oratorio eretto nel 1400 e dedicato a S. Ippolito e S. Cassiano, ma
ordinariamente detto di S. Marco, perchè qui sogliono convenire sino dai
remoti tempi le processioni delle vicine
parrocchie.
Davanti la
mensa dell'unico altare, il dipinto del Cristo morto, mentre sopra la mensa si
vede la discesa dello Spirito Santo su Maria SS. e gli Apostoli. Sopra gli
emblemi dei quattro evangelisti e sotto le volte cinque bei angioletti con
strumenti musicali. Nell'arco i due santi protettori e più su quattro profeti,
mentre nel centro dell'arco un angioletto sostiene un cartello con l'anno 1560.
Sopra l'ancona la Annunciazione dell'Angelo e Maria Vergine e su un finestrino
la dicitura: Ciprianus Grosiensis pinxit.
A Vervio,
nella parrocchiale, è degna di nota una ancona del coro. Vi predomina talmente
lo stile del valorsa che non temo di assegnargliela.
Rappresenta
la Vergine col Bambino, fra S. Ilario e S. Rocco: in alto l'Etrno Padre; in
basso, in quattro medagliette, i quattro evangelisti.
A Mazzo il
nome del Valorsa è ben ricordato. Nella sagrestia della parrocchiale e i
quattro evangelisti sulla volta, mentre di fianco un immensa Crocefissione, ci
ricorda uno dei lavori più vasti del genio Valorsiano. Fra le molte figure si
ravvisa il profilo dell'artista.
Nella
cinquecentesca casa della famiglia Lavizzari, un grandioso salone con maestosa
caminata, di proprietà dell'arcipretura, porta in alto come fregio, una fascia
cogli stemmi delle principali famiglie valtellinesi.
Lo stile è
valorsiano e la data lo conferma confrontandolo col millesimo del soffitto a
cassettoni, che porta l'anno 1566.
Nella stessa
via a sinistra la facciata tutta dipinta della casa patronale Quadrio, con
soggetti storici e mitologici in chiaro scuro, che ricorda il genio profano del
Valorsa, non inferiore a quello sacro. In alto una fascia con angioletti veduti
a Tovo ed in mezzo lo stemma gentilizio della famiglia.
Nella
contrada Pedenale, sopra un portale di nobile famiglia, un Cristo che porta la
croce, con angioletti: dipinto rovinato da un pittore maldestro.
(1) ANTONIO
GIUSSANI , Rivista archeologica comense, 1926,
pag. 34.
(2) Sac. N.
ZACCARIA, Opuscolo archologico, Tip.
Moro, 1877, Sondrio
bibliografia:
Pedrotti Egidio, "La storia di Grosio nelle sue
pergamene", Sondrio, Guido Bettini 1958
Cipriano Valorsa (1)
Vorrei proporre ai lettori uno
scritto che ho avuto modo di leggere recentemente. Si tratta delle opere di
Cipriano Valorsa. Le pagine dove sono elencate dette opere si trovano in una
pubblicazione della società storica valtellinese, a cura di Egidio Pedrotti: "La
storia di Grosio nelle sue pergamene", una ristampa illustrata del 1958. Lo scritto è notevole e dunque verrà suddiviso in 3
parti, per agevolarne la lettura".
Biografia a cura di Bruno Ciapponi
Landi (https://www.brunociapponilandi.it/index.php?p=personecose_dettaglio&personacosa_id=109)
Egidio Pedrotti. (Tirano 1878-1964). Ordinato sacerdote nel 1904 assunse la
reggenza della cappellania di Roncaiola che gli permise di stare a Tirano
vicino alla famiglia. Nel 1913 divenne parroco prevosto di Tovo S. Agata, dove
rimase per tutta la vita. Fin da giovane nutrì profondo interesse per gli studi
storici e alla sua formazione nel campo influì molto l'amicizia che nutrì per
Pio Rajna, Antonio Giussani, Ulrico Martinelli, Enrico Besta e Giampiero
Bognetti. Autore di varie opere di interesse storico (fra le più importanti
figurano: "Gli xenodochi di S. Remigio e S. Perpetua”, "La storia di
Grosio e le sue pergamene", "La storia d'Aprica", "I
Venosta castellani di Bellaguarda", "Le fortificazioni di Tirano”) si
impegnò nel dopoguerra nel rilancio della Società Storica Valtellinese con
un’ampia campagna di divulgazione che procurò un ampio numero di associati e
coinvolse molti maestri elementari e i sacerdoti. Fu ispettore onorario ai
monumenti e per i suoi meriti fu nominato cavaliere della Repubblica e gli fu
conferita la medaglia d’argento dei benemerito della cultura. In sua memoria la
Società Storica, che presiedette dal 1953 al 1963, ha pubblicato la raccolta di
studi storici intitolata “Volturena”.
(parte prima)
Antonio Giussani, giustamente lasciò scritto che
basterebbe il nome del pittore Cipriano Valorsa per rendere illustre la borgata
di Grosio.
Ben otto pergamene lo ricordano o come testimonio o
come Decano di Grosio, segno della stima che godeva presso i propri
compatrioti.
Le pergamene n.470 e n.472 lo presentano Decano o
Console di Grosio nel 1572. E ritorna in questa carica negli anni 1576 e 1578
colle pergamene n.524 e n. 527. Nelle seguenti sono pure ricordati i suoi due figli: Giovanni Angelo,
pittore come il padre, al n. 572, ed Orazio, notaio, che convalida due
documenti colla sua firma, il n. 506 e n. 582.
Cipriano Valorsa fu l'artista principe del nostro
cinquecento valtellinese.
Accenno ai suoi dipinti principali ed escludo quelli
ormai consunti dalla noncuranza o dalle intemperie. Seguirò le tracce dei suoi
tre grandi ammiratori: D. Santo Monti, Antonio Giussani, D. Nicola Zaccaria.
Don Santo Monti, che a Como per molti anni rivestì la
carica di Presidente della Società Storica Comense, parlando del Valorsa, così
si esprime: se non profondità di sentimento, mostra una singolare gaiezza e
venustà di forme, nelle sue fresche e sorridenti figure, da farlo ritenere il
primo dei pittori valtellinesi e da meritarsi dal profondo critico di arte,
senatore Giovanni Morelli, il titolo di Raffaello valtellinese.
Cominciamo dalla bassa Valtellina:
A Pedesina, nella casa del Parroco, una soave Madonna
con Bambino, colla data 1542.
Nella chiesa dell'Assunta in Morbegno una grande
tavola divisa in cinque spazi coll'Assunta, S. Maria Maddalena, S. Caterina, S.
Margherita e S. Marta.
Nella chiesa di S. Antonio una Pietà con due Santi
domenicani ed una Natività con S. Giuseppe e S. Sebastiano, quest'ultima colla
data 1576.
Sui monti di Traona una grandiosa ancona nella
chiesetta di S. Caterina di grandi dimensioni. Dei cinque scomparti non ne
rimangono che due, una Trinità ed un S. Giovanni Battista, molto danneggiati,
ma spiranti la classica grazia del cinquecento.
Nel paesello di Buglio, sopra Ardenno, oltre a tre
vetri dipinti dal Valorsa in un altare laterale, un bel trittico dello stesso,
rappresentante S. Maria Maddalena fra S. Sebastiano e S. Rocco. È uno dei
dipinti migliori e desta nel riguardante un senso di tranquillità intima e pura
che eleva lo spirito oltre le miserie umane.
Due dipinti murali e quattro tempere nella vecchia
parrocchiale di Talamona. Il primo rappresenta la Madonna fra S. Rocco , S.
Sebastiano, S. Antonio ed un Santo domenicano; il secondo un Madonna fra S.
Pietro martire e S. Marta, mentre le quattro tempere rappresentano episodi di
S. Giovanni Evangelista. Sono dei primi, ma non dei migliori lavori del
Valorsa, essendo di gusto un poco quattrocentesco.
Nella chiesetta figliale di S. Agostino in Agneda
d'Ambria si può ammirare uno dei lavori più perfetti del pittore. Sull'altare
una Madonna fra vaghi angioletti ed in alto un Eterno Padre. Porta la data 1597
ed è uno degli ultimi lavori dell'artista.
Nella casa Orsatti di Sondrio, il defunto archeologo
Cav. Antonio Maffei, scoperse un bel lavoro del Valorsa colla data 1536.
Arrivato a questo punto è bene ricordare quanto scrisse il Giussani sull'opera
del Valorsa nella città di Sondrio in base a proprie indagini (2).
Parlando del quadro, accennato sopra da Don Santo
Monti, il Giussani notò come quel quadro fu scoperto in un sottotetto della
casa Orsatti. Rappresenta la Vergine in trono fra S. Maria Maddalena e S.
Francesco d'Assisi e porta la data del 13 giugno 1536. La famiglia Orsatti
gentilmente offri il bellissimo quadro al Comune di Sondrio, che accettando la
donazione ne fece un degno ornamento alla nuova aula consigliare, che in quel
tempo si stava ultimando.
Colla stessa data 1536 il Giussani ricorda la famosa
Via Crucis dipinta dal Valorsa nel convento delle Suore Benedettine di S.
Lorenzo, che come tale durò fino al 1805, quando venne soppresso da Napoleone
I. Dopo varie vicende nel 1888 fu acquistato dalle Suore di S. Croce in
Menzingen, che ne ricavarono un ottimo convitto femminile. L'affresco grandioso
del Valorsa 4,50 x 2,50 fu sgraziatamente guastato dal tempo e dalle sovrapposte volte. Raffigurava una scena
della Via Crucis, in cui purtroppo la figura di Gesù Cristo è smunta e
deturpata; quella di Maria SS., delle Pie Donne e di S. Giovanni si trovano
invece in istato di perfetta conservazione. Per disegno, composizione e
colorito è uno dei migliori del Valorsa.
(1) DI SANTO MONTI, Storia ed arte nella Diocesi di Como, pag. 334
(2) ANTONIO
GIUSSANI, Rivista archeologica comense,
1919, pag. 96
bibliografia:
Pedrotti Egidio, "La storia di Grosio nelle sue
pergamene", Sondrio, Guido Bettini, 1958
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