giovedì 5 settembre 2019

Cipriano Valorsa (2)

Vorrei proporre ai lettori uno scritto che ho avuto modo di leggere recentemente. Si tratta delle opere di Cipriano Valorsa. Le pagine dove sono elencate dette opere si trovano in una pubblicazione della società storica valtellinese, a cura di Egidio Pedrotti: "La storia di Grosio nelle sue pergamene", una ristampa illustrata del 1958.  Lo scritto è notevole e dunque verrà suddiviso in 3 parti, per agevolarne la lettura".

Biografia a cura di Bruno Ciapponi Landi (https://www.brunociapponilandi.it/index.php?p=personecose_dettaglio&personacosa_id=109) Egidio Pedrotti. (Tirano 1878-1964). Ordinato sacerdote nel 1904 assunse la reggenza della cappellania di Roncaiola che gli permise di stare a Tirano vicino alla famiglia. Nel 1913 divenne parroco prevosto di Tovo S. Agata, dove rimase per tutta la vita. Fin da giovane nutrì profondo interesse per gli studi storici e alla sua formazione nel campo influì molto l'amicizia che nutrì per Pio Rajna, Antonio Giussani, Ulrico Martinelli, Enrico Besta e Giampiero Bognetti. Autore di varie opere di interesse storico (fra le più importanti figurano: "Gli xenodochi di S. Remigio e S. Perpetua”, "La storia di Grosio e le sue pergamene", "La storia d'Aprica", "I Venosta castellani di Bellaguarda", "Le fortificazioni di Tirano”) si impegnò nel dopoguerra nel rilancio della Società Storica Valtellinese con un’ampia campagna di divulgazione che procurò un ampio numero di associati e coinvolse molti maestri elementari e i sacerdoti. Fu ispettore onorario ai monumenti e per i suoi meriti fu nominato cavaliere della Repubblica e gli fu conferita la medaglia d’argento dei benemerito della cultura. In sua memoria la Società Storica, che presiedette dal 1953 al 1963, ha pubblicato la raccolta di studi storici intitolata “Volturena”.


(parte seconda)

( siamo a Sondrio, ndr)
Altri lavori dello stesso pittore ricorda Giussani nella casa Stoppani in Via Scarpatetti, 2, dove il genio del Valorsa si addimostrò su due caminate; che se in via ordinaria predilesse argomenti sacri, addimostrò tanto qui quanto a Mazzo di trattare con eguale perizia anche argomenti profani.
Da ultimo la bellissima pala della chiesa di S. Rocco rappresenta la Madonna col Bambino e coro di Angeli tra S. Rocco e S. Sebastiano. Il lavoro porta la data 1594 e costò L. 715 imperiali. Nei registri ancora bene conservati, figura come aiuto del padre anche Angelo Valorsa, che però di sè non lasciò alcun nome. La figura contorta di S. Sebastiano, addimostra, ben osserva il Giussani, che il Valorsa cominciava a subire l'influsso del 1600.
A Chiuro, nell'atrio della chiesa parrocchiale, che forse un tempo fu ospedale, si ammiravano dipinti del Valorsa con la solita dicitura: Ciprianus Grosiensis pinxit 1591.
A Stazzona, sull'altare maggiore in Cornu Evangeli, si ricorda uno dei dipinti più pregiati del Valorsa, affresco là riportato da un'antica cappella detta del Faticado. Il lavoro fatto dallo Stefanoni con il metodo Zanchi riuscì benissimo. Sono cinque figure al naturale, cioè la Madonna in mezzo, che allatta il Bambino, con S. caterina, S. Rocco, S. Maria Maddalena e S. Sebastiano: l'occhio non si stanca dal rimirare quel dipinto meraviglioso.
Degno egualmente di nota la Vergine col Bambino su una porta laterale; la dolcezza dello sguardo incantevole e ammirevole la bellezza della faccia.
Nella chiesa della Bratta e in quella di Bianzone altri dipinti del Valorsa; molto suggestiva la pala d'altare dei Disciplini in Bianzone. Un bellissimo Cristo che porta la Croce fra S. Pietro martire e S. Rocco, in alto la Vergine col Bambino, mentre in basso si vedono confratelli e consorelle in mistica preghiera.
L'interno della navata del Santuario di Tirano fatto nel 1578 e l'esterno del campanile sono del Valorsa, dice il Giussani, e lo chiama geniale ideatore di innumerevoli figurazioni. Nella sagrestia fa bella mostra di sè una sua tela, ritrovata dai padri Serviti sul solaio della casa, ed abilmente restaurata dal pittore tiranese Prof. Luigi Bracchi. Rappresenta la Resurrezzione ed il battesimo di due bambini avvenuto il 25 marzo 1505. Interessante per la fedele riproduzione del costume dell'epoca e naturalezza della posa.
In Tirano nella casa dei Conti Torelli, due antine, adattate ad una bella ancona, rappresentano all'esterno una Annunciazione ed all'interno S. Agata e S. Marcellino. Provengono certamente da Tovo e portano il nome dei due canepari di quell'anno 1600. Fu l'ultimo lavoro del Valorsa, del quale si ricorda la data (1).
Il sacerdote Nicola Zaccaria, prevosto di Sondalo (2), in un suo opuscolo così descrive l'abside affrescato dal Valorsa nella chiesa di S. Ippolito e Cassiano di Tovo.
A Tovo, fra le ombrose selve che trovansi alle falde della fertilissima montagna di Mazzo, a poca distanza del paese all'altezza di trenta metri sul livello dell'Adda, sorge un oratorio eretto nel 1400 e dedicato a S. Ippolito e S. Cassiano, ma ordinariamente detto di S. Marco, perchè qui sogliono convenire sino dai remoti  tempi le processioni delle vicine parrocchie.
Davanti la mensa dell'unico altare, il dipinto del Cristo morto, mentre sopra la mensa si vede la discesa dello Spirito Santo su Maria SS. e gli Apostoli. Sopra gli emblemi dei quattro evangelisti e sotto le volte cinque bei angioletti con strumenti musicali. Nell'arco i due santi protettori e più su quattro profeti, mentre nel centro dell'arco un angioletto sostiene un cartello con l'anno 1560. Sopra l'ancona la Annunciazione dell'Angelo e Maria Vergine e su un finestrino la dicitura: Ciprianus Grosiensis pinxit.
A Vervio, nella parrocchiale, è degna di nota una ancona del coro. Vi predomina talmente lo stile del valorsa che non temo di assegnargliela.
Rappresenta la Vergine col Bambino, fra S. Ilario e S. Rocco: in alto l'Etrno Padre; in basso, in quattro medagliette, i quattro evangelisti.
A Mazzo il nome del Valorsa è ben ricordato. Nella sagrestia della parrocchiale e i quattro evangelisti sulla volta, mentre di fianco un immensa Crocefissione, ci ricorda uno dei lavori più vasti del genio Valorsiano. Fra le molte figure si ravvisa il profilo dell'artista.
Nella cinquecentesca casa della famiglia Lavizzari, un grandioso salone con maestosa caminata, di proprietà dell'arcipretura, porta in alto come fregio, una fascia cogli stemmi delle principali famiglie valtellinesi.
Lo stile è valorsiano e la data lo conferma confrontandolo col millesimo del soffitto a cassettoni, che porta l'anno 1566.
Nella stessa via a sinistra la facciata tutta dipinta della casa patronale Quadrio, con soggetti storici e mitologici in chiaro scuro, che ricorda il genio profano del Valorsa, non inferiore a quello sacro. In alto una fascia con angioletti veduti a Tovo ed in mezzo lo stemma gentilizio della famiglia.
Nella contrada Pedenale, sopra un portale di nobile famiglia, un Cristo che porta la croce, con angioletti: dipinto rovinato da un pittore maldestro.



(1) ANTONIO GIUSSANI , Rivista archeologica comense, 1926, pag. 34.
(2) Sac. N. ZACCARIA, Opuscolo archologico, Tip. Moro, 1877, Sondrio

bibliografia: Pedrotti Egidio, "La storia di Grosio nelle sue pergamene", Sondrio, Guido Bettini 1958

 

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